È evidente che il settore ortofrutticolo sia stato particolarmente danneggiato dai cambiamenti climatici, con il Paese diviso in due, tra siccità e alluvioni, ma anche da problemi fitosanitari, con riduzione della potenzialità produttiva nazionale e abbondante ricorso alle importazioni da parte del commercio e dell’industria. Gli ultimi dati disponibili riguardo al saldo import/export nazionale di ortofrutta nei primi 6 mesi del 2024, danno un risultato incredibile, per un grande produttore ed esportatore di ortofrutta come è sempre stata l’Italia: il saldo in volume è negativo per oltre 330.000 tonnellate, ovvero sono stati importati 330 milioni di chilogrammi di ortofrutta in più rispetto a quanto esportato.
L’aumento dei prezzi al dettaglio ha determinato una riduzione dei consumi nazionali, mentre nelle campagne non si è riusciti a coprire i maggiori costi a causa dei magri raccolti.Paradossalmente, al calo dei consumi si contrappone, almeno secondo gli ultimi dati resi noti dal Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024, una crescita dello spreco alimentare, con ogni italiano che “butterebbe” oltre 680 grammi di cibo alla settimana, +45,6% rispetto allo stesso periodo del 2023, con prevalenza di frutta e verdura. Infatti, nella top-5 dei prodotti più sprecati figurano la frutta fresca (27,1 grammi a testa sprecati alla settimana), la verdura (24,6), il pane fresco (24,1), le insalate (22,3) e cipolle/aglio/tuberi (20). E’ chiaro che serve una adeguata campagna di educazione alimentare, ma anche di economia domestica, perché i consumi di ortofrutta fresca, elaborando i dati degli acquisti domestici rilevati nel 2023 da CSO Italy, sono scivolati sotto i 300 grammi pro-capite al giorno, spreco compreso, ben lontani dai 400 grammi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per una spesa giornaliera media di ortofrutta fresca che non raggiunge il prezzo di una tazzina di caffè al bar…..mentre le conseguenze sulla spesa sanitaria nazionale le vedremo nei prossimi anni.